Il dialogo tra tauromachia e Spagna: due storie intrecciate

3 settembre 2025
Indipendentemente dalla considerazione che si possa avere in merito alle corride nel XXI secolo (la sede di questo breve scritto la sottende in modo positivo) è innegabile che la storia della tauromachia abbia costantemente dialogato con quella della Spagna, con momenti d’oro, difficoltà e riprese che si sono mutuamente influenzate.
Di fatto, i tori sono prodotto spagnolo, la cui nascita viene fatta spesso risalire al Medioevo da vari autori : il primo che viene in mente è Shubert, ma anche illustri autori come Claramunt e Amorós, seppur maggiormente di parte, hanno esaminato la relazione tra tori, cultura e Spagna.
José Ortega y Gasset andò oltre, sancendo il legame indissolubile tra penisola iberica e corride (conoscere la storia di una è conoscere l’altra), mentre anche intellettuali di sinistra come García Lorca hanno certificato il carattere colto e decisamente iberico della non a caso denominata fiesta nacional. Restando in questo filone maggiormente socio-antropologico, includerei anche le celeberrime opere di Hemingway e Max David, vere e proprie pietre miliari per chiunque voglia avvicinarsi al rapporto tra Spagna e tauromachia.
Per meglio comprendere questo legame, chi scrive ha studiato una produzione culturale di indubbio valore, ovvero le riviste taurine: pubblicazioni che non solo promuovevano lo spettacolo commentando quanto avveniva nell’arena, ma al contempo consideravano la corrida come metafora, o chiave di lettura, di ciò che accadeva in Spagna in un determinato momento storico. Nacquero, nella seconda metà del 1800, importanti titoli come El Enano, El Toreo, La Lidia e Sol y Sombra. Le riviste taurine hanno contribuito alla creazione del gergo tecnico legato ai tori che gli aficionados conoscono, e che spesso è passato allo spagnolo colloquiale con proverbi come a toro pasado, ser una faena, los toros dan y quitan, dar la alternativa, entrar al trapo ecc…: al contempo, tali pubblicazioni hanno messo nero su bianco il legame tra Spagna e tori.
Propongo di seguito solamente due esempi, sia per motivi di spazio sia per le somiglianze che possono essere rilevate tra i due (lontani) periodi storici .
- 1898: durante la guerra contro gli Stati Uniti per ciò che resta dell’impero d’oltreoceano, la Spagna si trova ad affrontare un momento di grande difficoltà, specialmente culturale. Lo scontro tra una nazione con tradizioni, storia e cultura come la penisola iberica e una nuova giovane potenza mercantile viene esacerbato dalla stampa anche moderata come El Imparcial, giornale di tradizione liberale che, in un editoriale intitolato “Ellos y nosotros” parla di un “pueblo que codicia uno de los espacios más hermosos y ricos del planeta” (chiaramente loro, gli USA) contro “otro pueblo que defiende lo suyo, lo descubierto por él en una de las empresas más grandes que señalan el camino de la humanidad” (noi, gli spagnoli). A questo dibattito si unisce la rivista taurina Sol y Sombra, che si esprime in merito all’organizzazione di una corrida patriottica, il cui fine è raccogliere fondi per la guerra. A parte l’evidente allegoria corrida - guerra (o, più in generale, combattimento) e, consequenzialmente, l’associazione torero-soldato, si sottolinea come “¿Hace falta dinero para socorrer una desgracia propia ó ajena? España es la primera en acudir allí donde sus auxilios son necesarios. ¿Nos reta un pueblo poderoso por sus grandes riquezas que le permiten poseer elementos de combate infinitamente superiores á los nuestros? ¡No importa! España acepta el reto [...] la España de Pelayo, del Cid…”. In sintesi, la corrida si fa specchio di orgoglio nazionale e temperamento spagnolo in un momento di grande difficoltà.
- 1 ottobre 2017: in ABC toros, la sezione del giornale dedicata, appunto, alle corride, Andrés Amorós scrive: “La noticia de la derrota de Cavite, que culminaba el Desastre de 1898, llegó el 2 de mayo. Esa tarde, en Madrid, Guerrita, Fuentes y Bombita lidiaron toros de Murube [...] Vivimos esta tarde otro Desastre, no menor que aquél: este domingo, en Cataluña, se está intentando romper España y saltarse a la torera (¡qué sarcasmo, en una región que ha prohibido los toros!) la Constitución que los españoles libremente nos hemos dado.” Ancora una volta, a distanza di oltre un secolo, la corrida può essere assunta come cartina di tornasole dello stato di crisi del paese. Come nel 1898, la Spagna affronta un momento delicato: non per le perdite delle colonie, ma per la volontà separatista della Catalogna, quella stessa Catalogna che ha abolito le corride (ma non le feste popolari coi tori) nel 2012. Infatti, è notizia di quei giorni lo svolgimento di un referendum - che non ha avuto il benestare del governo di Madrid - per l’indipendenza catalana. La giornata del voto si è distinta per disordini e scontri tra Guardia Civil, Mossos D’Esquadra (la polizia locale catalana) e persone che votavano in seggi la cui esistenza non era approvata dal governo. La plaza di Madrid (chi scrive era presente, quel giorno) era un tripudio di bandiere spagnole e cori come “Viva España”, oppure "Viva la tauromaquia”. Curiosità: entrambe le corride (1898 e 2017), come sottolinea Amorós, furono di scarso successo, a testimonianza di come la lidia può essere specchio del paese e motivo per unirsi, o dividersi, in momenti particolari nella storia della Spagna.
In conclusione, ho portato in questa sede solamente due degli innumerevoli esempi della forte commistione tra Spagna e tauromachia: ciò, ovviamente, non significa che qualunque spagnolo debba necessariamente apprezzare la corrida e tutte le sue, per così dire, derivazioni (novilladas, rejoneo, recortadores, capeas ecc…). Lo spettacolo, seppur pubblico, resta a pagamento, e si può decidere se andare o meno. D’altro canto, però, per chi si sofferma sugli aspetti storico-culturali-antropologici della Spagna, appare impossibile non notare che la costruzione di questo legame tra tori e penisola iberica sia decisamente potente e visibile. Si pensi, solo per citare alcuni esempi finali, ai musei taurini, ai bar tipici, alle plazas, ai vari festejos (con tutto ciò che ne consegue, come il flamenco) oltre alle già citate influenze linguistiche sullo spagnolo attuale.
Simòn