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Club Taurino Italiano

Francia del sud y toros: una "belle histoire"

 

20 luglio 2018

 

La mia prima esperienza di una plaza deToros in Francia è stata Nimes alla fine degli anni 70

Avevo visto qualche corrida in Spagna, ma soprattutto, letto tutto quanto trovavo di notizie sulla tauromachia. Ritagliavo e conservavo quanto i quotidiani italiani, ogni tanto riportavano sul mondo del toro e soprattutto sulle gesta dei toreri, anche se già allora cercavano di mettere in evidenza aspetti che nulla avevano di inerente con il nobile spirito dell’arte della corrida..

Il poco tempo disponibile per affrontare un viaggio in auto e soprattutto il costo (per me) proibitivo dei voli di linea per la Spagna, rendevano arduo soddisfare  la passione di stare in una plaza.

Una serie di circostanze fortuite mi ha portato a Nimes ed è stato un’emozione incredibile ed un amore a prima vista. La piazza piena, l’allegria della festa, le corse dei tori della Camargue per le vie della città e soprattutto l’arena romana non poteva che ammaliarmi

Libri, giornali, riviste piene di foto, programmi ufficiali, affiches, paella e sangria, tutto ricordava la Spagna con un entusiasmo ed allegria diversi dai pochi ricordi delle più austere plaza spagnole.

Soprattutto si percepiva la voglia di imparare a capire l’arte per comprendere al meglio quella che i grandi ed osannati maestri spagnoli, creavano nell’arena.

Tanta didattica elementare distribuita gratuitamente a tutti gli spettatori per aiutarli a comprendere i canoni, i passi e tutto il rito della corrida.

I cartel naturalmente prevedevano le grandi vedette spagnole come attrattiva con i coraggiosissimi ma poco artistici matadores francesi.

Erano gli anni in cui Simon Casas iniziava il suo passaggio da torero ad impresario, con tanta fantasia, voglia di emergere e stupire.

 

Nimes, 14 maggio 1989: Nimeño II affronta 6 Guardiola Dominguez tagliando 4 orecchie

 

Vi era un dualismo tra i toreri francesi che componevano il cartel con i grandi maestri spagnoli e naturalmente si vedeva la voglia di emergere e far risaltare il loro valore, ma soprattutto il grande coraggio,  che spesso diventava incoscienza, per cercare di celare molte volte, la mancanza di tecnica e posizione.

Patrick Varin, Richard Milian, il piu classico Denis Lore che iniziava il suo percoso di novillero, Fernandez Meca, ma soprattutto, l’astro nascente di Francia, Nimeño II, con la sua danza artistica nel tercio di banderillas, dove non mancava mai nel finale il quiebro con tutto  il pubblico emozionato in piedi ad applaudire. Erano i toreri francesi dell epoca..

Nimeño II a parte, era una lotta impari, con le vedettes andaluse: Paco Ojeda, Espartaco, oltre all’incantatore Manzanares, il tenebroso Emilio Munoz, il brillante  “ El Soro” l’altezzoso Ortega Cano, o l’emergente Yiyo, senza  dimenticare “El de Linares, Curro Caro,  o i fratelli  Campuzano, Tomàs e soprattutto Jose Antonio  specialisti in corride dure con i mitici Miura.

Paco Ojeda, Espartaco e José Maria Manzanares erano senz’altro le star del momento, si delirava per la tecnica e l’arte di Ojeda, che sembrava ipnotizzasse i neri Jandilla, suoi preferiti con l’apoteosi dei sei tori  con 5 oreilles e 1 queue ill 22 settembre 1984 (dopo l’annullamento della tarde del 8 giugno dello stesso anno, a seguito di una  cornata in una corrida precedente).

Oggi viene da sorridere a legger un cartel di Nimes, con l’annuncio del “Gran Paseo avec tout le ceremonial d’Espagne”, eppure parliamo del 1985.

 

 

Cartel del 1985 a Nimes

 

Anche allora la corrida soffriva di problemi come quelli odierni, basta leggere l’editoriale della rivista CORRIDA del 1983  dove si parlava di oscurantismo e di Voltaire, che si rivoltava nella tomba a fronte all’intolleranza degli animalisti con la complicita del procuratore della Repubblica di Nizza che poteva interrompere la tradizione taurina nella regione delle Alpi Marittime, mettendo a rischio l’esistenza di una arena storica come quella di Frejus, o l’annullamento delle tre novilladas organizzate da Simon Casas  il 17, il 22 ed il 25 Agosto 1982 nell’arena di Nimes per far posto allo spettacolo su ghiaccio “Holiday on ice” con il ricorso al tribunale ed una vittoria simbolica in quanto tardiva per lo svolgimento degli eventi taurini.

Tantissimi i pomeriggi da allora passati nelle arene piccole o grandi del Midi Francese, seguendo i racconti di Ernest  Hemingway de “Il Giardino dell’Eden”  cercando di approfondire la conoscenza di un mondo affascinante, vedendo direttamente e da vicino tutti gli attori, senza il condizionamento dei mass media Non solo le figuras delle grandi arene come NIMES, ARLES o BEZIERS, con le  ganaderie più famose, ma anche tante novilladas nelle piccole arene, come Beaucarie, Palavas, Vauvert, San Martin du Crau, Saint Gilles, dove potevi confrontare la vera passione e le grandi difficoltà di tanti giovani per cercare la consacrazione.

Tante estati pericolose sono trascorse, oggi la Francia ha due grandi matador come Bautista e Castella,che sono nei primi posti della scala dei valori, e tantissimi giovani emergenti, hanno numerosi allevamenti che si stanno facendo spazio per bravura ed emozione.

Corride interamente francesi sia come tori che toreri cominciano a trovare spazio nei cartel con tutta la dignità, grazie ad un grande lavoro alle spalle fatto di entusiasmo, passione e competenza..

Vi è molta aficiòn, soprattutto per il toro integro, per il tercio de varas, amano la varietà de encastes e rappresentano un baluardo per la difesa della corrida, come il Messico ed altri stati del Sud America

Grazie alla passione francese, tanti allevamenti di encastes minori spagnoli si sono salvati e oggi possono tornare nelle arene di casa a raccogliere applausi. Tanti toreri spagnoli sono stati adottati dal pubblico francese che ha permesso loro di esprimere potenzialità e caratteristiche non comprese in patria, come “ El Fundi”  Alberto Aguilar o l’indimenticabile Ivàn Fandiño e piu recentemente Emilio de Justo

 

Remingway.

 

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